La finanza è un settore col quale qualsiasi persona, presto o tardi che sia, entra in contatto più volte nel corso della vita. Basti pensare, ad esempio, all’apertura di un conto corrente, che avviene, giocoforza, non appena si entra nel mondo del lavoro: l’accredito dello stipendio, infatti, avviene ormai quasi solo ed esclusivamente mediante bonifico bancario sul conto del lavoratore dipendente.
Esso, tutt’oggi, rappresenta lo strumento base per poi accedere ad un’infinità di servizi che sono riusciti a migliorare, sensibilmente, la vita di ogni singolo cittadino: dal bancomat alle carte di credito, passando dall’home banking piuttosto che il pagamento delle utenze, tutto, ormai, viene movimentato tramite il conto corrente.
Investimenti finanziari: il contesto post crisi finanziaria
Questo strumento basilare consente anche di approcciare ad ambiti finanziari di rilevante importanza, come il risparmio e i finanziamenti. Due aspetti, quest’ultimi, che riguardano da vicino la maggior parte dei cittadini italiani, che risultano tra i più virtuosi in tema di risparmio e tra i più alti possessori, a livello europeo, di un immobile “prima casa”.
Se nel secondo caso questo avviene, in misura sempre più frequente, mediante l’accensione di un mutuo, nel mondo del risparmio la via prediletta resta quella degli investimenti in ambito finanziario. Un settore, quest’ultimo, che gli italiani hanno sempre apprezzato particolarmente, considerati i tassi assai remunerativi che elargivano, un tempo, i titoli di stato del nostro paese.
A questi, poi, erano accostati i bond bancari free-risk o le polizze vita di Ramo I, altri investimenti che, di fatto, consentivano al risparmiatore di disporre della ragionevole certezza di preservare il capitale alla scadenza del titolo. Da dieci anni a questa parte, però, il contesto è nettamente mutato.
Complici i tassi d’interesse bassi, oggi addirittura negativi, imposti dalla BCE, i cosiddetti “investimenti a capitale garantito” non offrono alcun tipo di remunerazione. E gli italiani, viziati da quanto avvenuto nel passato, si sono trovati in un certo qual modo spiazzati, esibendo una scarsissima cultura finanziaria.
Internet è l’ultimo baluardo
I dati, in tal senso, sono piuttosto eloquenti: solo il 30% degli italiani dispone di una conoscenza sufficiente degli strumenti finanziari. Un risultato ancor più deprimente se paragonato con quello degli altri paesi dell’area OCSE, dove la percentuale è più che doppia (62%) e certifica come gli italiani siano la maglia nera dell’Unione Europea, oltre ad essere meno esperti in ambito finanziario rispetto ad alcuni paesi del terzo mondo.
Nel nostro paese, a differenza di altre grandi nazioni europee, anche quei soggetti con un elevato grado di istruzione, fatto salvo coloro che hanno concluso un ciclo di studi universitari in ambito economico e finanziario, palesa notevoli lacune. Secondo alcuni esperti, queste mancate conoscenze hanno costituito “terreno fertile” per alcuni grandi crack finanziari, in alcuni casi addirittura truffe, avvenute negli scorsi anni.
Una “ignoranza” finanziaria che viene agevolata, seppur involontariamente, dal mondo dell’istruzione. In alcuni grandi paesi stranieri, l’educazione finanziaria, seppur in “pillole”, viene proposta ai bambini sin dalla scuola elementare, rendendoli maggiormente consapevoli, non appena raggiunta la maggiore età, dei vantaggi e, perché no, delle insidie che animano questo settore.
In Italia, invece, tutto ciò non esiste. E spesso si demanda ai singoli istituti scolastici la possibilità di inserire l’educazione finanziaria come materia “collaterale” al normale percorso di studi. Negli ultimi anni, tuttavia, questa carenza è stata colmata, in molti casi, della grande rete telematica.
Grazie ai portali di trading online, e alle guide agli investimenti presenti sugli stessi, alcuni risparmiatori nostrani hanno potuto prendere dimestichezza con il mondo finanziario. Sfruttando altre sezioni presenti in questi portali, come ad esempio la possibilità di copiare le strategie dei trader, possono venire a conoscenza su quali siano le azioni consigliate oggi, piuttosto gli asset finanziari potenzialmente più redditizi in un determinato periodo.