Nell’era della pandemia, l’anno scolastico 2021/2022 è il terzo sui generis. Tre anni durante i quali le lezioni frontali sono state sostituite da uno schermo. Al posto del suono della campanella c’erano le lucine della videocamera che si spegnevano e accendevano. È mancata l’interazione, e con essa lo schiamazzo degli alunni, nei corridoi, al cambio dell’ora. Quest’anno qualcosa sembra cambiato, si evita quanto più possibile la didattica a distanza (DaD), la cui diffusione va di pari passo a quella del Covid-19, a favore delle lezioni in presenza. Ma alla luce dell’aumento dei contagi, soprattutto tra i banchi di scuola, proviamo ad analizzare questa metodologia tanto denigrata. Davvero è uno strumento che non favorisce l’apprendimento, ma la dispersione scolastica?
Dopo tre anni di lezioni frontali e didattica a distanza, spesso alternate, possiamo finalmente fare un resoconto pressoché veritiero.
Le università online: anticipatrici della DaD
Prima di valutare i pro e i contro di questa metodologia didattica, bisogna ricordare che prima dell’era Covid-19 c’erano e ci sono, tuttora, le università telematiche. Questi atenei si caratterizzano per la didattica e-learning dove i corsi, seminari e le altre attività didattiche sono tenute online. Nel corso degli ultimi anni, alcune di esse, come ad esempio l’Unicusano, hanno ampliato la propria offerta formativa – come si evince dal sito https://www.unicusano.it/ – a fronte del numero crescente di studenti iscritti. Questo risultato si traduce in un numero crescente di laureati. Ma cosa significa questo? La risposta è semplice, agli studenti la didattica a distanza piace, sia per l’autonomia organizzativa sia per il buon equilibrio tra vita da studente e vita privata.
Pro e contro delle lezioni in Didattica a Distanza
A seguito di quanto appena esposto, risulta chiaro che ricorrere alla DaD porta con sé dei vantaggi. Sicuramente, per i fuori sede, studiare da casa non comporta più sveglia alle cinque o alle sei del mattino con conseguente ritorno a casa nel tardo pomeriggio. Dunque, ciò comporta un risparmio di tempo e denaro. Inoltre, vista la situazione pandemica, ricorrere nuovamente alla DaD potrebbe favorire la riduzione dei contagi tra gli studenti. Inoltre, a discapito di chi recrimina il ricorso a questa modalità di insegnamento, la DaD, in un certo qual modo, favorisce anche l’autonomia di apprendimento nello studente. Questo si traduce nella capacità di poter avvalersi maggiormente di materiali didattici on-line, di imparare a utilizzare eventuali strumenti necessari alla videoconferenza.
Se gli aspetti favorevoli possono essere allettanti, non mancano gli aspetti negativi. Prima di tutto, ricorrere alla didattica e-learning significa azzerare l’interazione sociale, lo scambio diretto tra alunni e docenti. Tutto viene sostituito dalla tecnologia. E si sa, che purtroppo la scuola serve anche a formare i ragazzi alla socialità. Altri aspetti sfavorevoli sono legati al mondo della tecnologia in senso stretto. Prima di tutto i numerosi problemi di connessione che spesso fanno perdere ore di lezioni o parte di esse agli studenti. Senza contare che a volte, in determinate realtà sociali, manca una vera e propria alfabetizzazione tecnologica, con conseguente difficoltà a utilizzare gli strumenti per finalità didattica. Altro aspetto negativo da considerare sono le ore trascorse davanti al pc. Sostituire un apparecchio elettronico alla socializzazione potrebbe in qualche modo incidere sullo sviluppo psicosociale del singolo discente e dunque, la sua capacità d’interazione sociale.
In conclusione, la DaD come qualsiasi altra metodologia presenta i suoi pro e i suoi contro. Tutto dipende dal modo in cui questo strumento viene utilizzato. Indubbiamente l’incidenza cambia se si fa riferimento alla DaD presso una scuola secondaria o primaria oppure presso l’università. A ogni modo, resta indubbio che questa metodologia didattica sia stato un importante strumento che ha contribuito ad evitare, nell’era della pandemia, una crescita incontrollata dei contagi.