Come fare se il bambino vuole stare sempre in braccio

I bambini amano stare in braccio, soprattutto di Mamma e Papà: si sentono rassicurati, soddisfano il loro bisogno di contatto fisico ma se è comprensibile questo loro comportamento, quando diventa una cosa cui non si riesce a far fare a meno al bambino, diventa un problema. Come fare?

La comunicazione del bambino

Il bambino sanno far capire chiaramente il loro desiderio anche senza parlare; i bambini ti fanno capire perfettamente il loro desiderio di stare in braccio e altrettanto la disapprovazione quando li metti giù.

Lo stare in braccio significa per il bambino avere una visuale diversa di quello che li circonda ma anche il piacere del sentire il calore di mamma o papà, di sentirsi rassicurati e risentire in qualche modo la sensazione di essere avvolti, riportando la stessa sensazione di quando erano protetti nella pancia della mamma.

Se tutto questo è dal punto di vista del bambino, dall’altro punto di vista, quello dei genitori, prendere e tenere in braccio il proprio bambino è un piacere che, però, dopo un po’ si scontra con tutte le cosa che ci sono da fare.

Oltre a questo, nelle mamme e nei papà esiste anche il senso di fare qualcosa di sbagliato nel tenere sempre in braccio il bambino, di viziarlo, spingendo a metterlo giù o di non assecondare del tutto questo desiderio del bambino.

Il bambino piange e i genitori provano un senso di colpa: non va bene per nessuno! Il pianto è l’unico modo che il bambino ha per esprimere un dolore, un bisogno o semplicemente per reclamare per un desiderio non accolto o per qualcosa che non gli piace.

E’ sbagliato ritenere il bambino un essere che deve solo mangiare, bere, essere pulito e un po’ coccolato. Il bambino, già nei suoi primi tempi di vita, ha un suo carattere, ha sensazioni, timori, piaceri e dispiaceri.

Come interpretare il pianto

Per quanto detto finora, il pianto del bambino non va ignorato a prescindere ma valutato e possibilmente compreso. Dal momento che il bambino piccolo ha solo il pianto come come mezzo di comunicazione, ritenere che il pianto stesso sia sempre segno di capricci non è una cosa ragionevole e corretta.

Ignorare il pianto del bambino pensando che sia originato da capricci significa facilmente trascurare un disagio reale del bambino che non è detto che sia soltanto il desiderio di venire in braccio.

Nonostante la possibile espressione di un disagio, spesso il bambino smette di piangere in braccio perché si sente rassicurato o anche solo perché si distrae con la visuale diversa da quella per lui consueta.

Come fare

Nel mondo vi sono culture diverse e usi e costumi diversi. Per le mamme Africane, ad esempio, non si deve per niente far piangere il bambino perché nella loro cultura e tradizione il bambino che piange attira gli spiriti cattivi e una mamma che lo lascia piangere non può, quindi, essere una buona mamma che vuole realmente bene al suo bambino.

Per questo motivo le donne africane spesso tengono sempre con se il bambino, sorretto da una fascia che lascia le mani della mamma libere per svolgere altre attività ma pur sempre con il bambino attaccato a loro, tranquillo e sereno.

La stanchezza, lo stress, portano spesso sopratutto le mamme ad una condizione di disagio e nervosismo; è naturale, se ti trovi in questa situazione non devi sentirti in colpa ma piuttosto chiedere aiuto.

I bambini percepiscono perfettamente gli stati d’animo di chi li circonda, innervosendosi a loro volta. Da qui il pianto decisamente più frequente quando i genitori sono più nervosi. La collaborazione della nonna, di una vicina solerte o di un’altra persona fidata può essere preziosa per alleviare le tensioni.

Cogliere l’attimo adeguato

U bambini amano esplorare, scoprire e sono attratti soprattutto da suoni e colori. Se il bambino viene attratto da qualcosa che lo interessa, potrà anche rinunciare senza problemi a stare in braccio.

Distrarre il bambino con un gioco colorato e sonoro spesso è il segreto per riuscire a metterlo su un tappeto morbido dove comincerà ad interessarsi al gioco, alle sua manine, al proprio corpo, alle esplorazioni che tanto apprezzano.