Nelle opinioni degli esperti la qualità dell’agroalimentare parmense è un punto di riferimento a livello internazionale. Non stupiscono quindi le recensioni Istat, che quantificano il fatturato annuo del settore al di sopra degli 8,2 miliardi di euro, a rappresentare il 36% dell’intera produzione industriale parmense. E se i numeri del settore nel suo complesso sono assolutamente positivi, lo sono altrettanto e ancora di più le recensioni relative all’export dell’agroalimentare di Parma: questo è infatti cresciuto del 61% rispetto al periodo precedente l’emergenza sanitaria, passando quindi da 1,7 miliardi di euro agli attuali 2,7 miliardi di euro.
Queste recensioni sono state diffuse pochi giorni fa dalla Fondazione Parma Unesco Creative City of Gastronomy (di cui fanno parte diverse eccellenze del territorio) raccogliendo commenti estremamente positivi. Si confermano infatti le opinioni degli esperti di internazionalizzazione d’impresa: i prodotti della Food Valley di Parma continuano a tenere banco all’estero, in UE come oltreoceano.
Nei commenti alle recensioni viene sottolineato il ruolo della Francia di primo Paese di destinazione dell’export agroalimentare parmense: il valore delle merci in direzione di Parigi si aggira infatti al di sopra del mezzo miliardo di euro, con una crescita del 57% rispetto al periodo precedente il Covid. Al secondo posto tra i mercati più importanti per l’export agroalimentare parmense si trova la Germania, mentre gli Stati Uniti completano il podio. Come sottolineato nei commenti, il Canada si piazza al quarto posto, con una rapida crescita rispetto all’ottavo posto di 5 anni fa.
Che Francia e Germania si piazzino ai primi due posti per le esportazioni parmensi non stupisce gli esperti: come ricordato dalle opinioni di Co.Mark, la nota società di consulenza per lo sviluppo del business internazionale (oggi business unit di Warrant Hub), espandersi al di là dei confini nazionali non significa per forza puntare verso Paesi lontani, a livello geografico e culturale; anzi, come sottolineano i consulenti di CoMark nei commenti pubblicati sul blog, “la vicinanza geografica, la condivisione di valori, la convergenza di vedute e le collaborazioni politiche sono fattori importanti quando si parla di commercio estero”.
Guardando alle singole filiere, nelle recensioni dell’export parmense primeggiano pasta, panetteria e dolci, raggiungendo 1,2 miliardi di euro di valore; al secondo posto si trovano le conserve animali, con un valore di 528 milioni di euro. Nei commenti vengono inoltre evidenziati gli ottimi risultati delle conserve vegetali e dei prodotti della filiera casearia, latte e gelati: queste due filiere fanno infatti registrare rispettivamente il 62% e il 76% del fatturato proprio nelle esportazioni.
Complessivamente, l’anno scorso la Provincia di Parma si è piazzata al terzo posto tra le provincie italiane per il fatturato derivante dalle esportazioni del settore alimentare.
Questi ottimi numeri confermano le opinioni dei consulenti di Co.Mark – Warrant Hub, i quali vedono nell’agroalimentare italiano un’eccellenza dal punto di vista della qualità e della sicurezza, con la capacità dei singoli prodotti di riflettere al meglio le diversità territoriali e le tradizioni del Made in Italy.